Holding the Man – Recensione

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Holding The Man, il titolo del film, è un riferimento a una regola del calcio australiano che vieta di affrontare un avversario che non è in possesso della palla. Ci sono un sacco di scene in questo film di corpi maschili che si scontrano con il vigore atletico, ma anche con quel tipo di tenerezza che può sembrare estranea alla fisicità sbrigativa che deriva dagli sport di contatto. È uno scherzo intelligente su una società che regola ferocemente la natura delle relazioni romantiche, ma è anche la cosa più divertente di questa storia d’amore gay altrimenti molto semplice.

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Ma ecco la nostra recensione/ riflessione di Holding the Man

Tratto da un memoriale dello scrittore, attore e attivista Tim Conigrave, il film inizia negli anni ’70 e naviga a capofitto nell’epidemia di AIDS degli anni ’80. Tim (Ryan Corr) e John (Craig Stott) si trovano l’un l’altro nella cauta claustrofobia della scuola, si allontanano nel più ampio mondo del college e dei club gay, e poi trovano un amore rinnovato quando a uno di loro viene diagnosticata la malattia. È una suddivisione abbastanza ordinata in tre atti, sebbene in tutto ci siano salti cronologici a scene più soleggiate di Tim che scrive il suo memoriale, così come la condanna a morte biologica che proietta un’ombra tragica sul resto del film.

Molto può succedere in 15 anni, e qui c’è qualche narrazione soddisfacente ed economica. Ma una volta imballato nella cornice di questa struttura epica, può essere condensato in modo frustrante. Soprattutto con il più ampio contesto politico solo accennato, ciò che avrebbe ritenuto reale e vitale per i personaggi è solo brevemente abbozzato per lo spettatore.

Ci sono, tuttavia, alcuni momenti che scioccano la storia dai suoi rapidi progressi. In una scena, Tim intervista un uomo sieropositivo come ricercatore di un’opera teatrale. L’uomo sta già svanendo, la sua mente è corrotta nel delirio dalla toxoplasmosi, una delle infezioni contro le quali l’AIDS lascia un corpo senza difese. È più spaventoso rispetto ai reparti dei pazienti emaciati; è la confusione di un uomo il cui mondo viene distrutto attorno a lui da qualcosa di totalmente incomprensibile e indifferente all’amore.

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Libro VS Film

Come il libro, il film mostra gli alti e bassi della coppia. Tim si trasferisce a Sydney per frequentare la scuola di recitazione (Geoffrey Rush appare brevemente come insegnante di recitazione), mentre John studia come chiropratico. Sebbene siano ancora una coppia, Tim si sta godendo la scena gay edonistica dei primi anni ’80, il che rende John a disagio. Si separano, tornano insieme e poi, una volta felicemente convivono a Sydney, apprendono che sono entrambi positivi all’HIV.

Sorprendentemente, dato il passato di Murphy come drammaturgo, il suo dialogo è costantemente debole: nessuna conversazione raggiunge una profondità. Il personaggio di Tim è reso tridimensionale dal suo lato egoistico auto-descritto, ma il povero John è poco più di un cucciolo dagli occhi spalancati con la personalità più leggera che si possa immaginare; non ha vita quando non è con Tim. Ci viene costantemente detto del loro grande amore, eppure con personaggi così irregolarmente disegnati, sarà difficile per gli spettatori sentirsi investiti emotivamente a meno che non siano già pronti per il memoir o il gioco.

Per quanto riguarda l’altro obiettivo del film, lo stigma dell’AIDS nella metà degli anni ’80, “Holding the Man” tocca solo superficialmente lo status di paria di chi ha la malattia. Le scene in ospedale tra il John morente e Tim timidamente asintomatico sono i momenti più toccanti di tutto il film, ma nonostante l’approccio sincero, hanno un anello generico, inserito esattamente dove ci si aspetta che sia.

TRAILER

Consiglio/Sconsiglio

Consiglio il film perché è una storia d’amore nata tra i banchi di scuola in una chiesa cattolica e durata nel corso di una vita fino a che purtroppo la malattia non li ha divisi ma anche la famiglia di uno dei due non li ha in parte “divisi” o comunque mai accettati per quello che erano realmente e cioè una COPPIA!!

Sconsiglio il film a coloro che hanno letto il libro e quasi sicuramente troveranno delle differenze anche se il regista ha cercato di restare il più fedele possibile al romanzo.

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