Lo scontro tra Griffin e i suoi uomini contro le donne di La Belle è ancora molto lontana.
Come vi dicevo ,anche la settimana scorsa, Godless è strutturato come uno di quei film western ormai considerati obsoleti, quindi la calma e la lentezza sono nel suo DNA.
In questa puntata, continua quindi l’operazione di messa a fuoco dei vari personaggi di La Belle in particolar modo delle donne che la abitano. Notiamo fin da subito che il fronte delle donne che dovrebbe essere forte ed unito ad ogni livello, visto la perdita avuto, non è così, bensì troviamo un gruppo di donne variegato e con diverse crepe. Questo porterà anche a prendere una decisione poco saggia sulla miniera e su come renderla effettivamente una fonte di risorse sia economicamente ma anche per far accrescere la città.
I problemi dunque che si vengono a creare in La Belle sono in primis il fatto che le donne non sono così unite e questo porta i nuovi compratori della miniera a mettere zizzania tra di loro, facendo leva sul fatto che la donna debba solo occuparsi della casa e dei figli; e nel frattempo Alice Fletcher fallisce nel gestire la sua fattoria lasciandosi fuggire la mandria di cavalli.
L’unica donna che avrebbe le capacità e che non vuole trascinarsi dietro il cognome del marito perché ormai morto da due anni è Mary Agnes, la sorella dello sceriffo, che ormai si veste come un uomo e che soprattutto cerca di tenere testa al nuovo numero uno della Quicksilver Mining Company ma purtroppo non riesce a farsi prendere sul serio, per i problemi citati sopra.
Tutto la storia della nuova compagnia mineraria di questa puntata fa emergere come le donne di La Belle non vedano l’ora di tornare sotto il “giogo maschile” piuttosto che provare davvero a prendere in mano le redini della loro città. Mary Agnes in tutto questo infatti è un eccezione che spaventa si ma che dovrebbe far capire alle altre che se sono arrivate fin lì ce l’hanno fatta da sole.
Gli unici due uomini presenti a La Belle sono lo sceriffo e il vice sceriffo. Il primo, lo sceriffo McCue lo stiamo sempre più conoscendo tra ricordi del passato e vita presente, con tutte le difficoltà che lo accompagnano sempre ivi compresa la sua graduale perdita della vista che non lo aiuta nemmeno nell’affrontare due manigoldi entrati in città. Il vice sceriffo, Whitey, per lo più un ragazzino che sì è bravo con le pistole ma è ancora troppo giovane per capire la gravità di certe situazioni.
Frank Griffin come sempre è l’uomo della puntata con le sue battute e i suoi modi di fare, che portano lo spettatore sia ad amarlo ma anche ad odiarlo. E’ l’uomo che si presenta presso la casa del giornalista che a detta sua non ben raccontato la storia di come sia andata realmente tra lui e Roy Goode e vuole che ne scriva un’altra.
E poi la sua chiacchierata con con i norvegesi, che diventa quasi un monologo, che però mette in risalto due aspetti della sua personalità: il primo è la sua storia fatta fin da bambino di violenze, massacri e fanatismo religioso contorto questi elementi sono la base di come sia Griffin ora; il secondo, ovviamente, è il rapporto con Roy Goode, che da quello che capiamo è molto più profondo e complesso di quello che potrebbe esserci con uno qualunque degli altri banditi.
Anche in questa puntata alcune considerazioni positive vanno fatte sicuramente: la prima ed è forse la più importante il fatto di approfondire sempre più i vari personaggi, l’ambientazione e sopratutto in questo caso le donne di La Belle; il secondo aspetto il fatto che ci siano dei momenti comici inaspettati, dico inaspettati perché in un western di solito non ci sono o per lo meno sono rari, ma in questa puntata smorzano certe situazioni. Il terzo ovviamente è sempre lui Frank Griffin, senza togliere niente a tutti gli altri personaggi e attori, ma questo personaggio è stato davvero fatto molto bene.
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