“A casa tutti bene” è il film di Gabriele Muccino che dipinge una famiglia che si ritrova: tutti finalmente uniti, ma nessuno realmente insieme agli altri. Il film sembra essere diviso in due parti, scandite dall’agitarsi del mare: all’arrivo dei parenti tutto perfetto; la cerimonia viene celebrata nel migliore dei modi, tutti felici e soddisfatti che si rincontrano dopo tanto tempo. Subito dopo la festa, quando è il momento di tornare a casa, a causa del mare agitato e l’impedimento per i traghetti di partire, scoppiano gli animi di tutti i protagonisti.
C’è Sara (Sabrina Impacciatore), figlia di Alba e Pietro, con un marito un po’ pieno di se, Diego (Giampaolo Morelli) e il loro piccolo Vittorio. Sara è una donna che sta cercando di ricostruire la sua famiglia. Vive nell’illusione di un matrimonio perfetto ma infondo sa che il suo è molto lontano dalla perfezione: consapevolmente tradita più volte dal marito, non sembra in grado di accettare il fallimento. Diego, dal canto suo, incarna l’uomo menefreghista, lavoratore accanito, che mette da parte la sua famiglia per una scappatella qualsiasi.
C’è Carlo (Pierfrancesco Favino) fratello di Sara, che si trova in mezzo a due fuochi che riusciranno a bruciarlo. Da un lato l’ex moglie Elettra (Valeria Salarino) e la prima figlia Luna. Dall’altro l’attuale moglie Ginevra (Carolina Crescentini) e l’altra figlia Anna. Ginevra è tanto insicura di se, estremamente gelosa di Carlo e del rapporto che questo ha con l’ex moglie. Ha probabilmente negli anni accumulato un di sentimento di inferiorità rispetto ad Elettra, a cui probabilmente sarà stata spesso paragonata, ed ha sviluppato un incessante bisogno di certezze dal marito.
C’è Paolo (Stefano Accorsi) fratello di Carlo e Sara. Spirito libero, scrittore e sognatore, tornando ad Ischia troverà l’amore: Isabella figlia del fratellastro di Pietro e quindi cugina di Paolo. Il loro è un vero e proprio colpo di fulmine: fin dal primo sguardo su quel traghetto in mezzo al mare, capiranno di essersi rincontrati per non lasciarsi andare più.
Ci sono poi Sandro (Massino Ghini) figlio di Maria (Sandra Milo), sorella di Pietro e marito di Beatrice (Claudia Gerini). La parola che mi viene in mente per descrivere questa coppia è consumata. Lui dalla malattia, poichè affetto da alzheimer; lei dalla sofferenza nel dover assistere il marito, dalla negazione dello stesso essere donna dinanzi ad un compagno che stenta a riconoscerla e dal desiderio di sentirsi “di più” per qualcuno.
L’ambientazione di questo film è, a mio avviso, volutamente bucolica e goliardica, in contrapposizione ai personaggi tormentati. Tanto verde, giardini rigogliosi e splendidi fiori, fanno da sfondo a scenate di gelosia, litigi, rancore e tradimenti. Sono tutti lì insieme, in quella splendida casa ma ognuno è da solo. Ognuno parla ma non viene ascoltato. Ci sono tante urla, ma nessun discorso. Questo insieme di persone così dipinto è l’emblema del fatto che c’è famiglia dove c’è ascolto e comprensione, dove c’è amore e rispetto e non solamente in una casa con tante stanze.
Una menzione d’onore va sicuramente fatta al cast d’eccezione: mai visti tanti attori così bravi tutti insieme: questo spiega sicuramente il premio “Nastro d’argento speciale” al cast e in particolare il premio “Nino Manfredi” a Claudia Gerini.
Consiglio/Sconsiglio
Consiglio a chi voglia calarsi nei panni dei “drammi” di una famiglia qualunque e a chi piace il genere di film introspettivi.
Sconsiglio a chi preferisse film di “più azione e meno parole”.