Upside Down Recensione

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Quando fuori nevica e a casa per tua fortuna hai Sky non c’è cosa più bella che cercare un film, mettersi comodo sul divano con la coperta e scegliere un film dalla lista che Sky ti consiglia.

Oggi ho rivisto un film che avevo visto già molto tempo fa ma che mi aveva molto colpito, il film in questione è Upside Down.

Il film parla di due pianeti, Up Top e Down Below, sono regolati da 3 leggi:
1. Tutta la materia è attratta dal centro di gravità del pianeta da cui proviene, non l’altro.
2. In virtù della prima regola, il peso di un oggetto può essere controbilanciato con la materia del mondo opposto (“materia inversa”).
3. Dopo un variabile, ma solitamente breve, lasso di tempo, la materia a contatto con quella inversa dà origine alla combustione.

No, non sto introducendo alcun trattato di Fisica, anche perchè non ero proprio un genio in fisica o comunque in tutto ciò che riguarda i numeri. Tuttavia mi pare il modo migliore per immergere voi e me in quel mondo sottosopra che è, per l’appunto, lo stesso che ci viene descritto in Upside Down. Una storia d’amore, mi raccomando: lo dice in partenza Adam, voce narrante nonché uno dei due protagonisti di questa storia.

Il regista, Juan Diego Solanas, afferma di aver tratto fondamentale ispirazione da un’immagine al risveglio, estemporanea eppure vivida. In essa due montagne stavano una sopra l’altra, capovolte, le cui vette si sfioravano senza però toccarsi. Da qui l’idea di due mondi contrapposti, con l’intento di emettere un segnale, fondendo realtà e fantasia: due dimensioni apparentemente opposte, anche se…

Il dualismo di Upside Down si manifesta a più strati. Nel tentativo di prodursi in una critica intelligente, seppur non proprio originale, della realtà che ci circonda, Solanas opera nel senso di una costante contrapposizione tra due tematiche, opposte o contrastanti.

Questa è la trama in breve, non vi svelerò troppo perchè penso che valga davvero la pena vedere questo film.

Adam (Jim Sturgess) e Eden (Kirsten Dunst), i protagonisti del film, sono rispettivamente cittadini del Mondo di Sotto e del Mondo di Sopra. Si tratta di due “mondi”, due globi terrestri simmetrici e così vicini da sfiorarsi, ma incontaminabili a vicenda: non si può passare dall’uno all’altro e ogni contatto è severamente proibito.

Accade però un giorno che, in una delle sue tante gite dalla zia, Adam ancora bambino si spinga oltre la recinzione di un’area protetta per raccogliere la speciale polvere di alcune api, che prelevano polline da entrambi i mondi. Dovrà arrampicarsi fin sulla più selvaggia vetta, e infine si troverà faccia a faccia con una simmetrica altura del Mondo di Sopra. Quando Eden, a sua volta ragazzina, appare, Adam è come folgorato. Cominciano a conoscersi e il loro diventa un appuntamento fisso. Per anni e anni… finché non vengono scoperti e le conseguenze sono terribili. Eden cade da una considerevole altezza e perde la memoria. Adam è detenuto per lungo tempo, la casa della zia è distrutta. Passano gli anni. Adam non ha rinunciato a riallacciare i contatti con Eden, ma deve trovare un modo per poterla incontrare ancora. Finirà così a lavorare alla TransWorld, una grande multinazionale che si dispiega fra i due mondi, con un edificio che assomiglia molto alla famosa torre di Babele, sorta di cordone ombelicale che congiunge i globi. I piani sono numerati a partire dalla metà dell’altezza, ossia il piano zero, da cui si può salire verso il Mondo di Sopra (+1, +2, +3…) o scendere verso il Mondo di Sotto (-1, -2, -3…).

Anche in questo caso oltrepassare le barriere è quasi impossibile e proibitissimo. Ma Adam è un chimico talentuoso e nel corso dei suoi esperimenti trova il modo, ovviamente pericoloso e dotato delle dovute controindicazioni, per improvvisare folli gite tra i colleghi di Sopra, alla ricerca della sua amata e con la sfida di dover risvegliare in lei il ricordo sopito del loro amore.

Upside down è un’opera intelligente, certo è una commedia romantica o almeno è stata almeno fatta passare per tale, perché se si guarda attentamente il film si possono notare anche alcuni momenti in cui possa essere definito come genere thriller e drammatico.
Affascinante sin dai titoli di apertura, con una grafica accattivante e una musica ambient capace di rapire, Upside Down si presenta con un impatto visivo e una freschezza di idee sferzanti come pochi se ne vedono.
Ma la vera intelligenza sta nel mischiare numerose analogie con la più recente storia trascorsa sulla nostra pelle, le cui ferite sono ancora aperte. Non possono infatti sfuggire un’analogia di fondo con il Muro di Berlino, i due globi separati, i disparati tentativi di passaggio (sempre conclusi in maniera tragica), il mondo di Sotto comparato alla Berlino Est e alla sua economia di stenti, quello di Sopra legato alla Berlino Ovest e ai suoi tentativi di apparire sfarzosa, lussuosa. Poetica e toccante la prima inquadratura in cui l’adulto Adam calpesta con le ruote della bicicletta la grande piazza centrale, dove la sporcizia e il clima cupo creano un paesaggio tetro, mischiandosi ai palazzi d’epoca, a una ricchezza di un tempo ormai passato. Il paragone con Alexanderplatz è immediato, le analogie col Muro sono evidentissime. Il procedere del film lo scandisce regolarmente, alternando nella storia elementi dal futuro e dal passato. E riproponendo schemi storici che abbiamo vissuto solo pochi decenni fa.

Un’altra nota a favore del film è la fotografia, che ci regala davvero qualcosa di bello da vedere. Non sempre i fil sci – fi mischiati al genere commedia romantica ci regalo oltre che una bella storia anche una bella fotografia. In questo caso Upside Down ha fatto centro in entrambi i casi.

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