Recensioni film- Carol

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Era un normalissimo Natale, a New York, 1953. Therese Belivet lavorava ai grandi magazzini Frankenberg e non sapeva assolutamente che quel Natale, sarebbe stato quello che le avrebbe cambiato la vita. 

Carol è un film del 2015 diretto da Todd Haynes che vede come protagoniste Cate Blanchett (Carol Aird) e Therese Belivet (Rooney Mara). 

In una frenetica mattina piena di bambini dispettosi che corrono alla ricerca di giocattoli, e mamme indaffarate, lo sguardo di Therese si posa su una donna: alta, bionda, avvolta da una maestosa pelliccia, che le si avvicina per chiederle informazioni. E’ Carol, madre della piccola Rindy, con un divorzio in corso dal marito Harge. Dopo una breve ma incantevole chiacchierata le due si salutano ma Carol dimentica i suoi guanti sul bancone: e altro che sfortuna! Grazie proprio a quei guanti in pelle le due si rincontreranno una volta, e poi un’altra ancora, sviluppando un legame quasi platonico che le porterà a lasciare New York per un viaggio in macchina durante le feste di Natale.

La quotidianità è il primo argomento che viene toccato: entrambe le donne vivono giorno per giorno una realtà che non le appaga. Therese è con il suo fidanzato Richard, di cui è chiaramente stanca. Il loro non è vero amore, ed entrambi si accontentano di ciò che forse è più facile. Carol, è probabilmente riuscita a fuggire da un matrimonio infelice ma nel corso del film, Harge, tenterà di metterle i bastoni tra le ruote per farla ritornare con se e con la piccola Rindy. Nessuna della due, forse, era alla ricerca del vero amore, ma è proprio ciò che il destino aveva messo sulla loro strada.

Altro argomento portante del film è, ovviamente l’omosessualità. E non una qualsiasi, ma l’omosessualità femminile negli anni ’50. Assolutamente non socialmente accettata, mal vista, disprezzata e in molti casi neanche conosciuta. Sembra essere un problema per chiunque circondi le protagoniste, tranne che per loro stesse. Addirittura vi è la presentazione dell’omosessualità come una malattia mentale, tanto che Harge se ne servirà per chiedere l’affidamento di Rindy e per far andare Carol da uno psicoterapeuta.  Elemento pregnante della loro storia d’amore è sicuramente la differenza d’età: in molte scene, infatti, Carol assumerà degli atteggiamenti molto materni nei confronti di Therese, è sempre lei a “dirigere” i giochi tra le due e a prendere decisioni: è lei a chiederle di dormire insieme, è lei a farle provare il suo rossetto e i suoi profumi. Therese, infatti dipende esclusivamente da Carol e la guarda con grandissima ammirazione. Il tutto è perfettamente rappresentato attraverso la sua passione per la fotografia: in ogni scena in cui le due donne sono insieme, guardiamo Carol sempre attraverso gli occhi di Therese, come se il suo fosse un lunghissimo servizio fotografico ; i movimenti della donna sono molto lenti, i suoi gesti estremamente eleganti, dal fumo della sigaretta, al modo in cui si aggiusta i capelli, quasi come se Therese dovesse avere il tempo di cogliere ogni particolare attraverso la macchinetta.

In contrapposizione alla loro monotona quotidianità, il viaggio. E’ molto interessante come i momenti bui e tristi delle protagoniste siano vissuti tutti a New York, mentre la spensieratezza, la felicità e la leggerezza vengano vissuti solo ed esclusivamente durante il viaggio. Lo spostamento, il movimento vengono, quindi percepiti come l’unico modo di vivere realmente, di sentire veramente le emozioni e di essere se stessi. E’ infatti durante il viaggio che le due donne si avvicinano più che mai fino a diventare un’ unica cosa. Il loro sogno, però, dura ben poco. Sono costrette, infatti, a tornare alle loro “prigioni” poiché Harge scopre della relazione ed è intenzionato ad usarla contro Carol in tribunale, per l’affidamento di Rindy. Il tutto mi ha riportato ad una famosa citazione di Seneca “l’animo devi mutare, non il cielo”: l’idea è quella per cui, nonostante il viaggio possa appagare i nostri sensi, torniamo sempre a fare i conti con noi stessi, quindi se c’è qualcosa che ci turba, non possiamo semplicemente lasciare la nostra realtà e partire poiché il “peso” lo porteremmo con noi.

«Mia cara niente accade per caso e tutto torno al punto di partenza. Nessuna mia spiegazione potrebbe essere di conforto per te, tu cerchi una soluzione, perchè sei giovane.» «Ma un giorno capirai tutto questo…Tutto torna al punto di partenza. » «Ci siamo concesse il più straordinario dei regali. » Il momento della resa, quello segnato da queste parole: la resa di Carol difronte ad un mondo non ancora pronto ad accettare la felicità di due donne che si amano.

Poi, però, la svolta: durante un incontro con gli avvocati, Carol capisce che il miglior modo di crescere la sua piccola, è quello di essere se stessa «Che utilità posso avere per lei? Per noi? Vivendo contro la mia stessa natura. » E’ pronta ad accettare la sua natura, il suo vero essere anche se questo deve significare l’affidamento di Rindy al marito Harge. E’ proprio nel momento in cui raggiunge questa consapevolezza, tornerà da Therese. Entrambe sono riuscire a mutare il loro animo, entrambe hanno fatto i conti con il proprio io: Carol fuggendo da un matrimonio infelice e Therese lasciando il suo fidanzato e trovando il lavoro dei sogni. In una perfetta struttura a cerchio, quindi, la scena iniziale si collega alla scena finale con l’aggiunta di un lieto fine: gli occhi delle protagoniste che si cercano in mezzo a tanti, consapevoli di non volersi più lasciar andare.

L’egregia atmosfera del film e il sublime lavoro delle attrici, sono valsi la candidatura agli Oscar, ai Golden globe e ai BAFTA come miglior attrice per Cate Blanchett e per Rooney Mara e la vittoria per entrambe al festival di Cannes: vediamo una Cate elegante e raffinata, sempre trattenuta e con degli occhi meravigliosamente espressivi; Rooney Mara è stata perfettamente in grado di interpretare la “scalata” di Therese e il viaggio all’interno del suo io alla scoperta di una sé più sicura e innamorata di una donna.

Trailer

Consiglio / Sconsiglio

Consiglio a chi piacessero le storie d’amore, travagliate, si, ma con un lieto fine.

Sconsiglio a chi non piacesse il genere romantico/drammatico

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