Maniac 1 x 03 “Having a Day” Recensione – Originale Netflix

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Se c’è una parola che può descrivere questo episodio, è bizzarra. Non solo il mondo di Maniac è distorto in se stesso, con le sue trappole e logiche uniche che spesso sfuggono alla realtà, ma a volte accadono cose inspiegabili che spingono avanti la narrativa in modi folli. A rischio di rovinare un grande sviluppo, perché non c’è davvero modo di andare avanti senza rivelarlo, lo scienziato Muramoto muore improvvisamente nel mezzo dell’interrogatorio di Annie, perché sospettava di che lei avesse consumato la pillola A prima del trial clinico.

La parola chiave qui è improvvisa. E’ appena crollato a testa bassa, sbattendo sul tavolo, senza alcuna spiegazione. Dobbiamo attribuirlo alle sue imprese con i farmaci che sottoponeva i pazienti al processo. E proprio così, se n’è andato e forma un aspetto importante della narrazione in quanto porta il suo socio e co-fondatore James Mantleray (Justin Theroux, il quale abbraccia completamente la pazzia contenuta nello show) nel laboratorio farmaceutico. Abbiamo la sensazione di una ricaduta tra i due, o forse Mantleray non era davvero interessato alle capacità della droga, preferendo ottenere la sua dose di sesso a buon mercato attraverso un impianto di realtà virtuale.

Abbiamo anche una visione di uno dei peggiori ricordi di Owen quando vede la ragazza per la quale prova dei sentimenti mentre è alla festa di fidanzamento con uno dei suoi fratelli. Incapace di sopportare il momento della proposta di suo fratello (e io non lo biasimo), salta dal tetto ma riesce a sopravvivere in quella che sembra una distorsione dell’evento originale. I volontari del trial sono tutti identificati dai numeri con Owen e Annie designati rispettivamente con numeri 1 e 9 (gli altri non contano molto a questo punto, tranne 5). 1, 5 e 9 sono chiamati in causa per sospette irregolarità nei loro risultati (risulta che Owen non ha mai consumato la pillola) e con la morte di Muramoto, Annie è in grado di alterare i risultati e farli accettare per ulteriori test.

Quando il supercomputer apprende della morte di Muramoto, perde una lacrima (sì, una lacrima letterale), che riesce a fluire nel circuito che fonde i fili che scorre per i numeri 1 e 9 (non chiedermi perché i numeri 1 e 9 sono posizionati accanto perché non ne trovo nemmeno io la logica). E in uno sconcertante momento perplesso, l’episodio finisce così con Owen e Annie che condividono un ricordo comune, come se fossero legati l’uno all’altro. Come fanno i cliffhangers, questo ti costringe a spingere il pulsante per andare al prossimo episodio, ma lascerò a te capire se ha senso o meno (almeno a questo punto).

Per me vedere come interagisco Jonah Hill ed Emma Stone era un punto di svolta, così come l’introduzione di Justin Theroux nel mix. E forti come gli aspetti del cast e della produzione dello show, con set giganti con computer murati che ricordano la fantascienza e i film di James Bond del passato, quello che è particolarmente un punto culminante fino ad ora è la musica dello show. È bello creare un senso di tensione anche quando non ce n’è e riesce a tenerti impegnato e occupato, così che i momenti più tranquilli dove non succede nulla sono mascherati dai brani che suonano in sottofondo.

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