Le Fate Ignoranti Stagione 1 Recensione

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Indice

Incipit

 Il 13 aprile è uscita sulla piattaforma Disney+ la serie TV  Le Fate Ignoranti, tratta da quello che era il film nel 2001. Diretto ovviamente da  Ferzan Ozpetek, che ne scrisse anche la sceneggiatura insieme agli inseparabili  Gianni Romoli,  Carlotta Corradi  e  Massimo Bacchini , essenzialmente riprendendo la storia originale ma cambiando l’intero cast, ad eccezione dell’iconica  Serra Yilmaz. 

La Disney ha iniziato a scegliere di offrire nel proprio catalogo almeno la metà dei contenuti che sono inerenti all’inclusività, e che quindi portano alla luce minoranze di ogni genere. Ed ecco che si spalancano le porte alla prima serie originale Disney italiana, che, tra l’altro, sarà disponibile nella sezione Star.

Le Fate Ignoranti, paradossalmente, è la serie dei primi tempi. Nonostante l’argomento sia già noto, essendo la serie TV l’adattamento dell’omonimo film del 2001, il progetto rappresenta da un lato l’esordio sul piccolo schermo di Ferzan Ozpetek – che cura la serie sia come showrunner che come regista – e dall’altro è il debutto di Disney+ nella sua offerta di produzioni originali italiane. E, come debutto, non poteva essere migliore. 

Uno degli aspetti principali per essere decisamente curiosi a prima vista delle sequenze iniziali, è la differenza di età dell’impatto di alcuni temi: a partire dal tradimento, fino alle tematiche LGBT+. L’ampio respiro che si poteva respirare nel film del 2001, ha oggi un’aria vaga e scura, quasi di un piccolo microcosmo cristallizzato sul terrazzo di un soleggiato quartiere a sud di Roma.

le fate ignoranti stagione 1 recensione

Questo è il nostro punteggio 4.5/5

Ecco cosa ci mostra la prima stagione di Le Fate Ignoranti

Antonia (Cristiana Capotondi) è sposata con Massimo (Luca Argentero), che un giorno conosce Michele (Eduardo Scarpetta) che vive in un vivace condominio il cui amministratore è Serra (Yilmaz) e dove passano molte personalità briose, tra cui Annamaria e Roberta (Ambra Angiolini e Anna Ferzetti), Mara e Luisella (Lilith Primavera e Paola Minaccioni) e Luciano e Riccardo (Filippo Scicchitano e Edoardo Purgatori).

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I due mondi inevitabilmente si incroceranno ma, soprattutto, per usare le stesse parole nella voce fuori campo di Luca Argentero: dopo ogni morte c’è una rinascita. E qui ci sarà più di una rinascita, ovviamente.

Infatti,  Le Fate Ignoranti  si sviluppa in  otto episodi , è innegabile che sia godibile e che in parte evochi la versione cinematografica di vent’anni fa, con quella leggerezza inaspettata che usciva dalle labbra di qualche personaggio tratto dagli archivi di  Pedro Almodovar . Ma è evidente che oggi tutto assume una debolezza congenita, se non un accenno di anacronismo. 

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Nel 2001 la rigidità espressa da  Margherita Buy è stata gradualmente guidato all’interno di una nuova umanità, e la novità è stata vissuta da entrambe le parti: da chi l’ha scoperta e da chi si è lasciato scoprire. E nella presentazione di ogni possibile sfaccettatura, la dolcezza e la fragilità dei due universi divennero il linguaggio comune, che lasciava parlare l’unica cosa che contava davvero in tutta la storia: il bisogno di essere amati sinceramente.

Analisi della serie

Le Fate Ignoranti segue fedelmente il percorso narrativo che avevamo già trovato al cinema, ma – ovviamente esplora anche altre strade, grazie alla possibilità data da una maggiore lunghezza della storia. 

È così che il mondo di Ozpetek può sbocciare e mostrarsi al pubblico in tutta la sua varietà: dai due mondi contrapposti, quello di Antonia  (Cristiana Capotondi) e  Michele  (Eduardo Scarpetta) fino ai personaggi secondari, che si distaccano dallo sfondo e diventano essi stessi strumenti attraverso i quali il regista vuole, nel corso degli episodi, unire due mondi.

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Le Fate Ignoranti è davvero un incontro, non uno scontro. E da un incontro si possono generare nuove prospettive, nuove amicizie e nuove vite, nel senso di rinascita. Un tema molto caro a Ozpetek, che nell’affrontare la sua prima serie tv non solo ha scelto il titolo a cui è associato più di altri, ma ha anche deciso (forse proprio per questo) di non voler stravolgere la storia che tanto gli ha regalato.

Parlando del mondo di Ozpetek, questa versione televisiva del film si fa portavoce dei temi a lui più cari,  dall’inclusione alla separazione, fino alle più diverse forme di amore . Più di tutto, però, il regista vuole ribadire quello che è sempre stato il concetto a lui più caro, il tema della famiglia allargata. O, come dice il personaggio di  Serra  (Serra Yılmaz), la  “famiglia logica e non biologica” .

Nel 2022 praticamente tutto il sottotesto è cambiato. Le relazioni si allacciano e si slegano, lasciando i personaggi coinvolti fissi nel loro individualismo, che anzi godono dell’altro e desiderano follemente la sua presenza, ma solo per sottrarsi il tempo necessario e poi rapidamente se ne vanno. E nessuno ne soffre, piuttosto ciò che fa male è il bisogno insoddisfatto, non la mancanza dell’altro in quanto tale. 

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Ma è chiaro che il problema non è certo nella forma, ma nei contenuti. Anche se anche gli attori, a volte, sembra che recitino la loro parte senza realmente relazionarsi tra loro, anche nella recitazione.

Il quartiere Ostiense di Roma, tanto caro a  Ferzan Ozpetek , ospita ancora creature umane alla disperata ricerca di qualche frammento d’amore, ma ritrovandole tutte perse, smarrite e soprattutto ignare di tutto: replicare una formula un tempo efficace, ma che non funziona più oggi. 

Dal punto di vista estetico, la serie Le Fate Ignoranti racconta un mondo visto e non, in cui il cinismo di  Perfetti Sconosciuti  del 2016  di Paolo Genovese , ad esempio, è già scontato. E, probabilmente, è proprio partendo da un maggiore realismo relazionale che tali storie possono funzionare. Al di là di ogni tema a favore dell’inclusività.

Ultime riflessioni

Le Fate Ignoranti può essere così una serie che fa della passione e dell’amore il suo punto di partenza e di arrivo ma non dimentica la forza del pensiero logico e delle scelte. Gli ormai iconici pranzi mostrati da Ozpetek nei suoi film riassumono al meglio tutto: il cibo come collante e pretesto per stare insieme. E il nuovo cast di questa storia, già parzialmente vista, non fa che apparecchiare la tavola e sedersi a tavola: il pranzo è servito, ma questa volta non al cinema.

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