Klaus Recensione – Originale Netflix

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Commento personale alla puntata

Klaus è diverso da tutti i film di Natale che tu puoi aver visto nel corso della tua vita, però è quel film che riguarderai negli anni futuri. Certo non racconta la storia di Babbo Natale per come siamo abituati però è una visione tutta nuova e interessante. Punto di forza sicuro sono i disegni fatti a mano che ricordano i vecchi film Disney, punto di debolezza sono alcune musiche un po’ troppo moderne che stonano rispetto alla storia e all’ambientazione del film.

Dimentica ciò che Fred Astaire ti ha detto , il film d’animazione di Netflix Klaus è qui per raccontare la vera storia d’origine di Babbo Natale! Una storia del genere non inizia nel Polo Nord, ma con un postino egoista che si chiamerà Jesper. Figlio di un ricco magnate postale, Jesper è abituato a passare le sue giornate a bere bevande costose e ad evitare ogni senso di responsabilità. 

Chiaramente, c’è spazio per lui per migliorare come persona, quindi suo padre lo manda a diventare il postino della fredda e isolata città di Smeerensburg, governata da due famiglie in guerra. Qui, Jesper dovrà in qualche modo convincere queste persone (che preferiscono picchiarsi l’un l’altro piuttosto che scambiarsi reciprocamente la posta) per scambiarsi 16.000 lettere o sarà tagliato fuori dalla ricchezza della sua famiglia.

Un compito apparentemente impossibile soprattutto quando Jesper inizia a interagire con un boscaiolo antisociale di nome Klaus, che ha un capannone pieno di giocattoli che potrebbero aiutare Jesper a raggiungere la sua quota. Da quella premessa di base, puoi probabilmente rischiare di indovinare esattamente dove sta andando Klaus.

La storia di Klaus non è intrinsecamente cattiva, ma sarebbe stato bello vedere più colpi di scena su una storia familiare. Questo vale soprattutto per Jesper, un protagonista egoista dei film per ragazzi. 

Anche se la natura egocentrica di Jesper si traduce in una manciata di linee oscure e divertenti (come quando lui dice a una bambina di andare via dalla sua veranda perché è proprietà privata). I personaggi secondari di questo racconto di Natale hanno un po’ più di personalità; questo è particolarmente vero per Klaus, la cui personalità tormentata e silenziosa contrasta con le tipiche rappresentazioni della cultura pop di Babbo Natale come un vecchio allegro.

L’animazione del film, d’altra parte, è straordinariamente distinta e aiuta a elevare il materiale. Klaus è uno dei rari lungometraggi americani moderni (anche se apparentemente prodotti in Spagna) ad utilizzare l’animazione disegnata a mano. Ciò è particolarmente evidente negli sfondi di questo film, che tendono ad apparire invitanti e caldi come le migliori illustrazioni del libro di fiabe. Ti senti come se potessi davvero entrare nel mondo di Klaus, nonostante sia disegnato su schermi di carta e tablet. Una simile qualità visiva si trova nei personaggi, che sono tutti disegnati a mano ma hanno un impressionante senso di dimensionalità per loro. È una tecnica di animazione simile a quella vista nel cortometraggio Disney premio Oscar Paperman , anche se Klaus tende a usare la propria animazione per mezzi più esageratamente esagerati (specialmente nei disegni dei personaggi).

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