E’ stata la mano di Dio Recensione

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TRAMA E’ STATA LA MANO DI DIO

È stata la mano di Dio, il film diretto da Paolo Sorrentino, è ambientato negli anni Ottanta a Napoli, città natale del regista, e racconta la storia di un giovane di nome Fabio, noto come Fabietto (Filippo Scotti), che vive nel capoluogo partenopeo. Il ragazzo avrà l’occasione di vivere uno dei sogni più grandi degli amanti del calcio, quando giunge nella sua città il goleador Diego Maradona, ma a questa grande gioia si accompagnerà una tragedia inaspettata, che sconvolgerà la sua vita.

Ma il destino gioca brutti scherzi e Fabietto avrà modo di imparare come, in questo caso, felicità e sconforto, gioia e tragedia siano intrecciate tra loro così tanto da determinare insieme il suo futuro…

Questo è il nostro punteggio 5/5

Commento personale al film

Ora in streaming su Netflix, E’ stata la mano di Dio è il nostalgico dramma autobiografico del regista Paolo Sorrentino su un adolescente non-ragazzo/non-uomo che raggiunge la maggiore età a metà degli anni ’80 a Napoli, e la cui vita è stata salvata da Diego Maradona, il più grande calciatore di tutti i tempi. 

Da qui il titolo, un riferimento al famoso/famigerato gol di Maradona ai Mondiali del 1986, segnato non di testa o di piede, ma di pugno. Sorrentino è il narratore visionario dietro il folle veicolo di Sean Penn This Must Be the Place e lo storditore sottovalutato Youth ; la sua incursione in argomenti profondamente personali potrebbe essere commovente, o indulgente, o entrambi.

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Lo stile di Sorrentino potrebbe essere descritto come una millanteria cinematografica: la sua sicurezza come narratore visivo è sempre in mostra, e le sue composizioni e temi mostrano una sorta di impavidità controllata. È importante notare come E’ stata la mano di Dio sia incorniciata più con dolore e amore – per la famiglia, per la città di Napoli – che con l’ego. 

Quella verità mette in ombra le facili critiche di punta del film: che è il culto di Fellini, che è l’ennesima esultanza per il potere del cinema (cose del genere hanno sicuramente raggiunto l’apice con La forma dell’acqua e potrebbero aver toccato il fondo con Mank).

Il film è più sottile della maggior parte dei film su una vita nei film, sulla nascita di un regista. Questa è solo una componente della narrativa di Sorrentino, che usa sport, cibo, sesso, risate, violenza e tragedia come componenti strutturali della vita napoletana di un ragazzo, che viene evocata vividamente, con commedia, tristezza e esplosioni giocose di surrealismo. 

Fabietto fa amicizia con un contrabbandiere di sigarette, affitta C’era una volta in America su VHS, litiga con un pipistrello nell’appartamento della Baronessa, guarda l’uomo più ricco del mondo che passa casualmente, guarda la sua cotta scolastica esibirsi a teatro, abbraccia suo fratello, urla alla sorella attraverso la porta del bagno, lascia che la luce del lo schermo del cinema per riflettere sulla sua faccia, litiga con Capuano, affronta i segreti di famiglia che emergono, perde la verginità e vaga per le strade di Napoli, dove ricorda quel momento felice con i suoi genitori aggrappati al retro del suo scooter. Alla fine tutti si buttano in mare, dove nuotano e si bagnano, e forse Fabietto non è ancora pronto a fare lo stesso.

E’ stata la mano di Dio è un film audace, spudorato, vivace, stupendo che ci trascina nel suo mondo, che Sorrentino ha riempito di vita in tutte le sue disordinate meraviglie. È il ritratto di un regista che mostra una mano controllata mentre racconta una storia su cui non ha alcun controllo. Questa è la lotta. È la verità. Questa è arte.

Ma ecco cosa ci mostra è stata la mano di dio

Come prima impressione abbiamo Napoli di Sorrentino che inizialmente presenta qui ricorda New Orleans, una graziosa città di mare con un’energia del vecchio mondo leggermente infestata dai fantasmi. Patrizia (Luisa Ranieri) è il primo personaggio che incontriamo, forse perché è destinata a essere la musa ispiratrice del giovane protagonista, e oggetto del suo risveglio sessuale. 

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Si trova in strada, dove viene presa da un signore più anziano che la conosce anche se lei non conosce lui. La porta in un’auto d’epoca in una villa polverosa e vuota il cui fulcro è un gigantesco lampadario rotto; incontra qualcuno/cosa detto “il piccolo monaco” e viene palpata dal vecchio, che dice che, per ora, non è più in grado di avere figli. Torna a casa dal marito, che la accusa di prostituirsi e la aggredisce fisicamente.

Patrizia è la sorella della madre di Fabietto Schisa (Filippo Scotti). Fabietto sfreccia con il suo scooter per le strade notturne con i suoi genitori, Saviero (Toni Servillo) e Maria (Teresa Saponangelo), sul retro, stretti stretti. Arrivano per confortare e calmare Patrizia, il cui recente comportamento imprevedibile mette in discussione la sua salute mentale; Fabietto non riesce a staccare gli occhi dal seno scoperto della sua voluttuosa zia. 

Fabietto ricorderà questi momenti – il giro in scooter, la bellezza e la disperazione della zia – più avanti nel film, quando assumeranno un significato maggiore, perché lui ancora non lo sa, ma proprio lì inizia la sua età adulta.

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Sorrentino riempie i dettagli della vita del giovane Fabietto: la famiglia Schisa vive in un appartamento borghese napoletano. Fabietto e suo padre amano il Napoli e possono solo sognare che un giorno Diego Maradona giocherà per la loro squadr adel cuore. Saviero è un gentiluomo cordiale che lavora in un ufficio metropolitano e potrebbe non essere del tutto fedele al suo matrimonio. Maria è una mamma prodigio allegra e intelligente che si esibisce in un impressionante gioco di destrezza con le arance e ha un debole per fare scherzi terribili ad amici e familiari. Fabietto condivide una camera da letto con il fratello maggiore Marchino (Marlon Joubert), aspirante attore; Marchino è colui che rompe il ghiaccio sulla bellezza della zia Patrizia. 

La loro sorella adolescente Daniela è perennemente in bagno e così raramente si vede, mettere il nome dell’attrice che la interpreta tra parentesi sembra inutile. La loro vicina di sopra è vedova di un “famoso ginecologo” ed è conosciuta solo come la Baronessa (Betti Padrozzi); emana delle vibrazioni magiche, non in modo negativo, ma misterioso.

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Osserviamo come la famiglia Schisa si gode languidi pasti all’aperto con zie, zii, cugini e una matriarca sboccata. Imbarcano nel golfo e nuotano ed emergono dall’acqua per trovare Patrizia che prende il sole con addosso nemmeno un punto; chiama Fabietto per portarle un asciugamano. Fabietto si unisce a Marchino mentre fa il provino per essere una delle 4.000 comparse in un film di Fellini; più tardi, Fabietto guarda con soggezione mentre un regista noto come Capuano (Ciro Capano) mette in scena una stravagante acrobazia per le strade per il suo film. 

Alla domanda di sua madre cosa gli piacerebbe fare quando ha finito con la scuola, Fabietto dice forse la filosofia, che è assolutamente un aspetto della professione del regista. Lui e suo padre si rallegrano quando voci impossibili diventano realtà quando Maradona si unisce al Napoli – un’acquisizione divina, sicuramente. Daniela è ancora in bagno. Lo sapevi che Sorrentino è diventato orfano a 16 anni? È vero. Assolutamente, purtroppo vero.

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