Oggi 25 Novembre si celebra in tutto il Mondo la Giornata contro la violenza sulle donne.
Oramai siamo bombardati da mille notizie ogni giorno su donne che sono state vittime di violenza sia a livello privato ma soprattutto da un po’ di tempo a questa parte anche a livello pubblico a causa dagli scandali che sono partiti da Hollywood.
Per commemorare e far si che non sia solo oggi la giornata contro la violenza sulle donne, noi di Showteller & Drama Addicted vogliamo proporvi alcuni tra i film che trattano questa tematica così delicata e tremenda per il mondo femminile.
Ecco a voi una lista di alcuni dei migliori film che trattano in maniera unica la violenza sulle donne. Speriamo che la lista da noi proposta vi piaccia.
1. Il colore viola (1986)
Il film è ispirato all’omonimo romanzo di Alice Walker, “Il colore viola” uscito nel 1985. Il film rappresenta un classico della carriera di Steven Spielberg, e fu nominato a ben 11 premi Oscar nel 1986, con un ricco cast che comprende una giovanissima Whoopi Goldberg, che interpreta Celie, che fu conosciuta e resa famosa grazie a questa sua interpretazione magistrale e soprattutto grazie alla fiducia che le fu data da Spielberg. Nel cast troviamo anche altri nomi famosi tra i quali Danny Glover, Margaret Avery e Oprah Winfrey. Racconta la storia di due giovanissime sorelle, Celie e Nettie, la prima abusata dal padre (in realtà patrigno) e costretta poi a separarsi dai due figli e a sposarsi col rude Albert che ne fa la propria schiava; l’altra riesce invece a fuggire dalla casa paterna e a rifugiarsi con Celie, fino a quando Albert non le separa nuovamente. Tra le due sorelle l’amore resterà sempre, nonostante la lontananza.
Il film è incentrato su Celie e sulla sua vita di soprusi, dolore e castighi inflittale prima dal patrigno, poi dal marito; la condizione femminile è al centro del film del regista. E’ una condizione particolare quella che ci viene presentata perché ambientata in un luogo, il Sud degli Stati Uniti, e in un periodo ben preciso, i primi anni del ‘900, dove essere donna e soprattutto esserla di colore significava non avere nessun diritto, nessun valore. Le domande che il film ci fa suscitare sono molte ma tre sono fondamentali: Ma quanta sofferenza una persona può sopportare? Quanta speranza deve avere nel futuro? Ed infine, Quanto deve pregare per ottenere una possibilità di riscatto?
2. Sotto accusa (1988)
Sotto accusa è un film drammatico del 1988, diretto da Jonathan Kaplan con protagoniste Jodie Foster e Kelly McGillis. Il film in questione è ispirato ad un fatto autenticamente avvenuto in un bar di New Bedford, Massachusetts, nel 1983, di cui fu vittima la giovane Cheryl Araujo.
La trama del film è molto semplice dato che racconta una storia vera e potrebbe capitare a qualunque donna che vada da sola in un bar. Una notte, Sarah Tobias (Jodie Foster, la quale è il film in sé e per il quale ha vinto l’Oscar come Migliore Attrice Protagonista) decide di andare in un bar locale chiamato The Mill per bere alcolici e ballare.
Poche ore dopo, corre fuori dal bar in preda ad una crisi di panico e dice alla polizia che è appena stata violentata da un gruppo di clienti del bar. Per dimostrare che dice la verità e che non si è inventata tutto, Sarah dovrà sottoporsi a un processo umiliante a partire dalla raccolta delle prove all’ospedale. Sarah affronta un’ulteriore umiliazione quando Kathryn Murphy (Kelly McGillis, piccola curiosità l’attrice è stata realmente vittima di uno stupro), procuratore distrettuale assegnato al suo caso, inizia ad indagare sempre più nel profondo la vita della protagonista.
Dal momento che Sarah indossava abiti per così dire succinti al bar e ha inoltre alle spalle una storia di abuso di droghe, Kathryn dice a Sarah che nessuna giuria troverà gli uomini colpevoli di stupro. Nonostante gli ostacoli che si frappongono sulla sua strada alla fine la causa viene vinta e oltre a far mandare in prigione gli uomini che hanno violentato Sarah, ottiene anche come risultato di far aumentare la pena da scontare ai tre stupratori e la modifica dell’imputazione da lesioni colpose a violenza sessuale.
E’ un film che fa riflettere e domandarci su perché gli uomini si sentano liberi di approfittare di una donna se si veste in un determinato modo e che soprattutto, per noi donne, il passato non deve e non dovrebbe, mai per forza essere una condanna o un aggravante e quindi non essere prese in considerazione se esponiamo un’accusa del genere. Il film include una sequenza traumatizzante e realistica della violenza a Sarah Tobias su di un flipper, ed è stato uno dei primi lavori di Hollywood a testimoniare così esplicitamente il tema dello stupro.
3. A letto con il nemico (1991)
A letto con il nemico è un film del 1991 basato sull’omonimo romanzo di Nancy Price, diretto da Joseph Ruben e interpretato da una giovane Julia Roberts. Ancora molto acclamata dal pubblico e da Hollywood per il suo successo in Pretty Woman. Julia Roberts in questo film di genere thriller veste i panni di una moglie maltrattata ed inseguita dal marito violento. La Roberts interpreta Laura Burney, la moglie di un ricco consulente per gli investimenti, Martin (Patrick Bergin).
Martin apprezza la moglie come un trofeo fuori dalle mura domestiche, ma a casa la insulta perché non tiene la casa pulita come vorrebbe. L’abuso verbale scende nella violenza fisica così tanto che Laura decide di scomparire piuttosto che vivere una vita sotto Martin come uno schiavo brutalizzato. Laura finge la propria morte annegando e si trasferisce a Cedar Falls, Iowa, dove cambia il suo nome in Sara Waters. Inizia una relazione con il suo amico vicino all’Iowa, Ben Woodward (Kevin Anderson), ma la sua felicità è di breve durata. Martin ha scoperto che Laura ha messo in scena il sua annegamento e sta andando nell’Iowa per reclamare il suo possesso.
Non è forse uno dei migliori film che tratta la tematica della violenza sulle donne ma comunque ci fa vedere di come gli uomini credano che le donne siano di loro proprietà e che devono fare sempre tutto quello che gli dice il marito. Altra tematica che emerge è il fatto della paura che le donne hanno di denunciare e piuttosto inscenino la loro morte, come in questo caso, piuttosto che chiedere aiuto.
4. Pomodori Verdi Fritti alla fermata del treno (1991)
Pomodori verdi fritti alla fermata del treno è un film drammatico del 1991, diretto da Jon Avnet e basato sul libro di Fannie Flagg “Pomodori verdi fritti al caffè di Whistle Stop”.
La storia ruota attorno alla vita di diversi personaggi degli anni trenta abitanti nel Sud degli Stati Uniti d’America e affronta temi quali l’amicizia e l’amore. Racconta di quattro donne, quattro storie e due generazioni a confronto.Il film è stato interpretato da Jessica Tandy (Oscar per “A spasso con Daisy”), Kathy Bates (Oscar per “Misery non deve morire”), Mary Stuart Masterson e Mary-Louise Parker.
La trama è molto bella e racconta la storia di Evelyn (Bathes), donna in sovrappeso e frustrata dall’indifferenza del marito che fa amicizia in un ospizio con l’anziana Ninny (Tandy) che le racconta, a puntate, una storia di molti anni prima che ha per protagoniste due amiche, Idgy (Masterson) e Ruth (Parker), che andavano in un bar vicino a una ferrovia dove la specialità erano appunto i pomodori verdi fritti. Idgy cresce ribelle e selvaggia e frequenta ambienti poco raccomandabili ma riuscirà a convincere l’amica Ruth a lasciare il violento marito, che ha sposato contro la sua volontà e a tenersi il suo bambino.
Purtroppo ci sono diverse controversie in quanto molte parti sono differenti tra il libro e il film. Vediamone alcune: nel romanzo ogni personaggio importante ha una sua storia passata da raccontare, ma molte di queste storie sono state eliminate; il personaggio “Artis O. Peavey”, particolarmente apprezzato da chi aveva letto il romanzo, addirittura non appare nel film ed infine la versione cinematografica ha pesantemente oscurato la storia d’amore fra le due protagoniste, al punto che molti degli spettatori che non avevano letto il libro non si sono neppure resi conto della sua presenza: il film fa sembrare Idgie e Ruth semplicemente come amiche del cuore.
5. La Bestia nel cuore (2005)
La bestia nel cuore è un film del 2005 diretto da Cristina Comencini, basato sull’omonimo romanzo della stessa regista. Nominato nel 2006 per il Premio Oscar per il miglior film straniero è considerata una delle pellicole migliori della regista.
Sabina (Giovanna Mezzogiorno) la protagonista del film è stata violentata, come Daniele (Luigi Lo Cascio), suo fratello, prima di lei. Abusata dal padre e condannata dal silenzio della madre. Ma Sabina tutto questo non lo sa, non lo sa ancora mentre, nella sala di doppiaggio, dove lavora, presta la sua voce a una giovane donna stuprata in un film per la televisione. Urla, Sabina, si difende al microfono e subito dopo torna a sorridere al collega che le ansima accanto.
Ma poi una notte, dentro un sogno, accade una cosa terribile si ricorda del passato e di un fatto che aveva o almeno credeva di aver rimosso. La morte dei genitori e la gravidanza desiderata ma inattesa costringono la donna a un viaggio oltreoceano dove vive e si nasconde quel che resta della sua famiglia, un fratello ferito dalla stessa “bestia”. Daniele, silenzioso e rassegnato, che parla di architettura, del tempo e della natura soltanto per anticipare o addirittura eludere il dolore della sorella, arrivato fino a lui per interrogarlo.
Il film in qualche modo minimizza la portata dell’incesto mischiando il dramma di Sabina e Daniele con drammi esistenziali di portata decisamente minore: tradimenti, infedeltà, amori saffici. Un esempio? Il chiarimento nell’epilogo fra Giovanna Mezzogiorno e Alessio Boni (compagni nel film) dove due dolori profondamente diversi uno il senso di colpa dell’uomo per averla tradita e l’altra la rivelazione della violenza paterna subita, vengono sfacciatamente messi a confronto, quasi ridimensionati e risolti l’uno nell’altro.
6. Lost Girls (2020)
Questo film ruota attorno alla ricerca dell’attivista della vita reale Mari Gilbert della figlia scomparsa e alla lotta per convincere le autorità a riaprire il caso come indagine per omicidio. Lungo il percorso vengono ritrovati i corpi di diverse donne. Un divertente dramma giallo di Netflix, il film è un lavoro narrativo per la prima volta di un documentarista, quindi è anche uno sguardo alla lotta della famiglia e degli amici per convincere le autorità a prendere sul serio le indagini sulle prostitute scomparse e assassinate.
7. L’uomo Invisibile (2020)
Liberamente ispirato all’omonimo romanzo di HG Wells, questo horror di fantascienza assume una prospettiva diversa sugli uomini che abusano impunemente. Segue una donna che crede di essere perseguitata dal suo fidanzato violento anche dopo il suo apparente suicidio. Un thriller classico pieno di spaventi, esplora anche la violenza e il gaslighting che le vittime di abusi domestici subiscono, la paura persistente che provano anche dopo che l’aggressore è andato (o dovrebbe essere andato), e il dubbio che affrontano da amici e familiari, questa volta con una scioccante svolta fantascientifica. Pone anche la domanda su fino a che punto si spingerà un aggressore per mantenere il controllo di una donna e di ogni centimetro della sua vita.
Il film racconta la storia di Cecilia Kass (Elisabeth Moss), succube di una relazione malsana e violenta con Adrian (Oliver Jackson-Cohen), uno scienziato ricco e brillante, ma manipolatore e folle. Stanca di quel legame tossico, la donna fugge nel bel mezzo della notte. Grazie all’aiuto della sorella (Harriet Dyer), di un amico di vecchia data (Aldis Hodge) e della giovanissima figlia di quest’ultimo (Storm Reid), Cecilia riesce a far perdere completamente le sue tracce allo scienziato.
Scosso dall’abbandono, l’uomo si suicida tagliandosi le vene e lascia in eredità a Cecilia una grande fortuna: 5 milioni di dollari. Ma il testamento contiene una clausola, la donna infatti riceverà l’ingente somma solo se non verrà dichiarata mentalmente disturbata. Proprio questo vincolo convince Cecilia che il suo ex le abbia riservato qualche spiacevole sorpresa e che la sua morte celi qualcosa di oscuro. Col tempo inizia a sentirsi osservata e ad avvertire una presenza in casa, tanto da convincersi che Adrian in verità non sia mai morto, ma sia semplicemente diventato invisibile…
Ecco qui una lista dei film, che a mio parere meglio trattano la violenza sulle donne e che hanno affrontato diversi tipi di violenza sulle donne.
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