Cargo Recensione – Originale Netflix

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Torniamo con il nostro appuntamento della domenica e torniamo un po’ alle origini presentandovi i film originali Netflix che ne ha davvero tanti ma non sempre sono all’altezza. Questa domenica è il turno del film sugli zombie diretto da Yolanda Ramke e Ben Howling, ambientato in Australia. Vi ricordate che mesi fa vi avevamo presentato un altro film zombie ma l’ambientazione era in Inghilterra e con una teoria del tutto differente, beh qui è lo stesso!! Ma qui qualcosa non ha funzionato…

Sarebbe rinfrescante se i registi di genere trovassero qualcosa che li interessasse oltre agli zombi. I non morti sembrano sfilare attraverso tutti i film horror e televisivi prodotti negli ultimi anni. Mirando maggiormente a un intenso dramma psicologico piuttosto che alle paure, il film è un’espansione del lungometraggio dell’acclamato cortometraggio del 2013 del duo registico, che è diventato virale. Sfortunatamente, questo sforzo lugubre, che dura 103 minuti rispetto ai sette originali, serve principalmente a illustrare che allungare una storia non è la stessa cosa che migliorarla. Debuttando su Netflix, è improbabile che il film soddisfi gli spettatori alla ricerca di serietà o fan dell’orrore che cercano autentici spaventi.

Martin Freeman (unica nota decente del film, lasciatemelo dire) interpreta il protagonista principale Andy, che insieme a sua moglie Kay (Susie Porter) e alla figlia minore, Rosie, sta tentando di sopravvivere nell’entroterra dopo lo scoppio di un’apocalisse di zombie. Viaggiando nella relativa sicurezza di un battello fluviale verso una base militare presumibilmente sicura, la famiglia si mette nei guai quando, mentre saccheggia uno yacht abbandonato in cerca di rifornimenti, Kay viene morsa da uno zombie.

Le cose peggiorano da lì a poco, perchè dopo essersi trasformata in uno zombie lei stessa lo morde. Ciò significa che ha esattamente 48 ore, si qui ti metti un orologio al polso e sai che hai solo due giorni di tempo prima di trasformarte, per trovare a Rosie una casa sicura prima che lui stesso entri in uno stato di non morti, rappresentato dal liquido viscoso che vomita dagli occhi, dal naso e dalla bocca (un effetto veramente quasi schifoso da vedere).

Attraversando l’entroterra con la figlia neonata, Martin incontra alcuni personaggi, tra cui Vic (Anthony Hayes), un mercenario che sta sfruttando gli zombi per ottenere un guadagno finanziario e Thoomi (Simone Landers), una giovane ragazza aborigena così devota a suo padre che sta tentando di tenerlo al sicuro nonostante sia già diventato uno zombie.

Come è diventato lo standard per il genere, i cineasti tentano di infondere nella loro trama commenti sociali. Quindi, Cargo include critiche non tanto velate di fracking e lo sfruttamento dell’Australia dei suoi popoli aborigeni. Il tema principale, tuttavia, è il profondo sentimento di amore di Andy per sua figlia e il suo disperato bisogno di fare tutto il possibile per proteggerla. La sua lotta si rivela talvolta commovente, grazie alla silenziosa performance di Freeman. Ma il ritmo lento e gli elementi della trama digressiva rendono il processo lento come l’andatura utilizzata dai personaggi non-morti del film.

La sceneggiatura di Ramke presenta alcuni intelligenti tocchi originali, ad esempio, come l’abitudine degli zombie di seppellire letteralmente le loro teste nel terreno come struzzi dementi. Ed è sempre un piacere vedere il veterano del cinema australiano David Gulpilil (Walkabout, The Last Wave, Rabbit-Proof Fence), che qui svolge un ruolo di supporto come anziano di un villaggio. Ma anche se non hai visto il corto su cui è basato, Cargo si sente irrimediabilmente imbottito e ripetitivo.

TRAILER

Consiglio / Sconsiglio

Consiglio ma anche no!! Sinceramente cari lettori non perdete 103 minuti della vostra vita davanti a questo film, se siete amanti del genere zombie allora dategli un occhiata giusto per curiosità altrimenti lasciate pure perdere.

Sconsiglio, assolutamente si!! E’ noioso, molto ripetitivo purtroppo non è niente di che.

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